di Vittorio Spada
Normalmente noi “Siciliani” non sappiamo se rallegrarci o meno quando una città Isolana arriva sulle cronache di un giornale nazionale.
Con i tempi che corrono ci ritroviamo spesso sui mass media (anche internazionali) per via dei migranti/profughi che le navi soccorritrici raccolgono nelle acque del Mediterraneo, per poi sbarcarli (vivi o morti) sulle banchine dei porti di Casa nostra. Sopita l’attenzione (o addormentata, è la stessa cosa) sui fatti di mafia (?), messa (quasi) in archivio la (presunta) vicenda della “trattativa Stato/mafia”, ignorati (o quasi) gli episodi di speculazione sull’accoglienza ai migranti/profughi, non è che (alla fine) restino molti argomenti (ma ce ne sarebbero tanti e tanti) da sottoporre all’opinione pubblica.
Appunto perché (a conti fatti) di argomenti “Siciliani” interessanti se ne possono trovare, ecco che Il Fatto Quotidiano (giornale che noi seguiamo da sempre perché lo riteniamo fra i pochi affidabili sul piano nazionale) ci ha proposto ieri (5 novembre) un “ritratto” di Catania, il capoluogo etneo trasformato recentemente in “Città Metropolitana”, sindaco Enzo Bianco.
È un ritratto a fosche tinte, quello che propone Il Fatto Quotidiano, sin dal titolo: “Catania cade nel dissesto finanziario e criminale”, e il titolo trova le su motivazioni nel corso dell’articolo a firma di Giuseppe Lo Bianco che, ovviamente, vale la pena leggere e ricordare a futura memoria.
Un articolo che non contiene nulla di “particolare” che i Catanesi già non sappiano, ma che riporta una serie di spezzoni di cronaca (quasi) quotidiana che mettono in luce l’influenza che la criminalità (organizzata o spicciola) ha sulla città, in una città dove le forze dell’ordine sono impegnate da mattina a notte e seguenti, pur sempre insufficienti ad operare nei quartieri a rischio, ma in gran numero quando c’è la “visita” di qualche grosso esponente della politica o dell’attuale Governo. Come è avvenuto mesi addietro con il ministro Angelino Alfano in occasione della Festa della Polizia, supportato, come scrive Giuseppe Lo Bianco, da “ben 48 autoblù blindate”. Se per questo noi abbiamo visto una città con un dispiego abnorme di forze dell’ordine (altro che 48 autoblù blindate) in occasione della conclusione della Festa nazionale dell’Unità, tanto “blindata” che i turisti che camminavano solitari per le strade deserte del centro storico, si chiedevano se era in corso un colpo di Stato! Un “episodio” forse sfuggito a Lo Bianco che “meritava” essere riportato alla memoria. In compenso è presentato uno scenario che al sindaco Enzo Bianco sicuramente non sarà piaciuto: (…) Nella città in cui la crisi si fa sentire con la disoccupazione che arrivi a picchi del 25 per centro e il Comune, con i suoi 2970 dipendenti (e una pianta organica che ne prevede 3700) più quelle delle cinque aziende municipalizzate, è in pre-dissesto finanziario, continuamente incalzato dalla Corte dei Conti, l’unico ospedale del centro storico, il Vittorio Emanuele, è il luogo dove ogni giorno l’arroganza delinquenziale si scarica su medici e infermieri, costretti a rimpiangere sottovoce i tempi in cui nei reparti, in camice bianco, c’erano i Mammasantissima in grado di garantire l’ordine pubblico (…).
Che dire o aggiungere d’altro? Anche nei momenti di splendore (passati, molto passati), in quella Catania definita la “Milano del Sud” la facevano da padroni arroganza e abusi. Solo che in quei tempi le “cose” non si dicevano, né si denunciavano e, alla fine, i “Potenti” di allora sono ancora quelli, e se non sono “quelli” sono i loro discendenti…
Il sindaco Enzo Bianco che dice? Non lo sappiamo, non informa…